E.S.

“Noi dobbiamo lottare contro il giornalismo, contro le parole sbagliate!”, difficile dimenticare Nanni Moretti nella celebre scena del suo ‘Palombella rossa‘. La critica al deterioramento del linguaggio e all’uso sempre più inappropriato delle parole è, prima ancora della questione politica, tema di principale importanza. Oggi lo è. E non potrebbe essere altrimenti, perché “chi parla male, pensa male e vive male”.

Un film del 1989. E cosa impedisce oggi di renderlo attuale? Nulla. La spiegazione è semplice: siamo spettatori di un contesto politico e sociale in cui discorso non è più sinonimo di argomentazione, ma di comizio e spesso confinato ai social. “Mi sembra, in tempi di violenza verbale e di gente che usa le parole come proiettili, che quei personaggi non abbiano perso di attualità, anzi. Le loro urla anticipavano ciò che abbiamo tutti oggi davanti agli occhi”, diceva lo stesso Nanni pochi anni fa in occasione della presentazione della versione restaurata del film al Torino Film Festival.

Così, la tragicomica scena in cui la giornalista che intervista Michele tenta di recuperare informazioni utili in tempo reale, sfogliando confusa un libretto sul PCI, precede solo temporalmente quella in cui l’utilizzo della parola kitsch fa letteralmente andare su tutte le furie il protagonista, da cui la celebre sentenza: “Ma come parla? Le parole sono importanti!”. Non è il significato di formule come “matrimonio a pezzi” o “trend negativo” a infastidirlo, ma le parole stesse con cui vengono tradotti questi concetti. Non la sostanza, ma l’espressione.

Quello che è da sempre emerso nella narrazione del film è chiaro: la corruzione del linguaggio provoca la corruzione della mente. E di questi tempi si sta facendo un abuso di questa corruzione tanto da aver generato avversione  e stanchezza tra i cittadini.

E l’Italia questo lo sta imparando a caro prezzo.