Una “riflessione” sulla somministrazione del vaccino Astrazeneca ai giovani e giovanissimi. È questo il monito lanciato dal coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli e da altri scienziati. In questi giorni – dopo i casi di Genova e Lucca con una 18enne e una 42enne ricoverate in gravi condizioni dopo l’inoculazione del composto sviluppato dai ricercatori di Oxford – il dibattito sull’opportunità di fare il vaccino (che in Italia è raccomandato agli over 60 dall’Aifa) è diventato rovente. “Vi è in queste ore un’attenzione suprema per cogliere tutti i segnali che possono allertare su eventuali effetti collaterali che portino a considerare dei cambiamenti di indicazione.

Il vaccino di AstraZeneca è già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, perché il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l’età e particolarmente favorevole sopra questa soglia – ha ricordato Locatelli ieri mattina a Rainews24 – Quello che si è verificato nella sfortunata ragazza di Genova, cui va tutta la mia attenzione e il mio affetto per quanto accaduto pone un’ulteriore riflessione, anche alla luce del mutato contesto epidemiologico, in quanto la riduzione dei casi che abbiamo nel Paese rende anche più cogente tale riflessione”.

In sintesi, il vaccino se pur usato al di sotto dei 60 anni è secondo le ultime riflessioni più rischioso. Sembrerebbe, inoltre, essere più a rischio per le donne in quanto sono state osservate alcune complicanze. Per il vaccino di AstraZeneca dunque potrebbe essere utile valutare una limitazione dai 50 anni in su per le donne e dai 40 in su per gli uomini come elemento prospettico. Ma a deciderlo sarà l’Aifa.