di E.S.

Era lo scorso aprile 2020, in pieno lockdown, e le “Mamme per la salute e l’ambiente onlus” di Venafro lanciavano un appello alla Regione Molise.

“I benefici e il miglioramento dell’aria, così come verificato anche da un team di esperti del Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA), a seguito delle misure introdotte dal Governo per l’emergenza Coronavirus, ci sono stati. Sono stati riscontrati nelle regioni del Nord, con il più alto tasso di inquinamento ambientale. Il biossido di azoto, in generale, si è ridotto del 50%. Allora perché una situazione simile a Venafro non si è verificata? I benefici si sarebbero dovuti cumulare sommando i tanti giorni senza traffico, invece non è accaduto. Se si fermano i veicoli, e la situazione non migliora o migliora poco, allora non è colpa del traffico”.

Secondo l’associazione venafrana, infatti, era il momento, un anno fa, per valutare la situazione e cominciare a fare delle analisi serie. E pure non è stato fatto, anzi. Si ricorda che nel 2019 le stesse avevano impugnato il PRIAMO – Piano regionale integrato per la qualità dell’aria del Molise -. “Il problema è che non c’è un’analisi precisa di quali sono le sorgenti e gli elementi responsabili dell’inquinamento atmosferico nella piana di Venafro. Non è stato mai verificato quant’era la componente dovuta al traffico veicolare, quella relativa al riscaldamento domestico e quale la componente degli impianti produttivi”.

Una situazione che non smette di essere al centro del dibattito cittadino e politico. Sulla questione è intervenuto di recente il consigliere Vittorio Nola (M5S). “Sono passati due anni e mezzo dall’approvazione del Piano regionale integrato per la qualità dell’aria in Molise (P.R.I.A.MO.), ma non abbiamo visto alcun risultato. Il Piano è stato ereditato dalla precedente Amministrazione regionale ed è stato approvato già ‘vecchio’. In pratica non è presa in giusta considerazione l’azione congiunta di più fonti inquinanti nella stessa zona. Un problema non di poco conto, soprattutto in zone come la Piana di Venafro e le aree industriali di Campochiaro–Bojano e Termoli”. E prosegue affermando che “non si può studiare seriamente l’impatto dell’inquinamento atmosferico se non si mette a sistema con gli studi sul controllo del suolo e delle acque. Basti pensare alle cicliche segnalazioni di schiume dense e maleodoranti nel torrente Rava a Venafro. Allo stesso modo non si può pensare di tutelare davvero l’ambiente e l’ecosistema senza un Piano regionale per la gestione dei rifiuti, che dovrebbe viaggiare di pari passo col Priamo. C’è poi un’evidente carenza nei monitoraggi. Non ci risulta che l’Arpa Molise sia dotata della necessaria strumentazione e gli stessi monitoraggi previsti dall’ormai vecchio Priamo sono insufficienti”.