di Miriam Iacovantuono

Nei territori a rischio spopolamento, dove i giovani sono pochi, la loro energia e determinazione può diventare fondamentale per decidere le sorti di un luogo e ancora di più se si crea una rete che potrebbe poi con il tempo ampliarsi fino a coprire un intero territorio con le stesse caratteristiche.

Alcuni giovani di varie regioni italiane si sono riuniti sotto la sigla di RIFAI (Rete Italiana Facilitatori Aree Interne), per condividere un percorso di crescita personale e per andare verso il superamento delle disuguaglianze socio-economiche e territoriali che si sono create negli ultimi decenni tra città e aree interne. Tra le prime cose da affrontare ci sono le scarse opportunità lavorative di livello qualificato, la difficoltà di accesso ai servizi essenziali e un sistema di istituzioni politiche e apparati amministrativi e burocratici dello Stato insostenibilmente lento e farraginoso. Spesso si manifesta una carenza di accesso alle informazioni sulle diverse opportunità messe a disposizione dei giovani, che ne inficiano la possibilità per chi abita nei comuni delle Aree Interne di poterne usufruire. Il web ha sicuramente assottigliato queste difficoltà, ma rimangono importanti sportelli, uffici e associazioni che possano fare da tramite tra i giovani e le informazioni a loro destinate. E’ un problema di democrazia, legato a quella “dignità sociale” di cui parla l’articolo 3 della Costituzione Italiana, ostacolata da una condizione di disparità.

Maurizio Dematteis dell’associazione Dislivelli, che insieme a un’altra piccola realtà che si chiama Kosmoki ha dato vita al progetto Muovere le montagne e dal quale poi è venuto fuori il progetto RIFAI, evidenzia come l’energia e la determinazione dei giovani è una marcia in più per poter portare avanti delle iniziative e dei progetti per il loro territorio di appartenenza.

“Queste comunità di giovani sostanzialmente partono dalle potenzialità del territorio e quindi da una visione innovativa, senza piangersi addosso. Evidenziano le possibilità della propria terra, ma nonostante l’esperienza acquisita e gli studi non si riesce a valorizzarla perchè mancano una serie di cose. Quello che viene fuori è che le risorse sono simili e anche se le realtà diverse, gli ostacoli sono più o meno i medesimi. Alla fine ci siamo resi conto che solo mettendo in rete queste comunità in tutta Italia delle aree interne è possibile fortificare questa grande spinta propulsiva dei giovani. Così nasce la Rete Rifai. Abbiamo fatto un manifesto video e abbiamo iniziato a ragionare insieme al progetto Officine della SNAI a un manifesto che potesse in qualche modo raccogliere queste spinte propositive che rimandano a queste comunità. Si tratta dunque di un progetto lungo e partecipato”.

Un documento di proposte organizzato per macrovoci e che prende spunto da ogni singola realtà locale e che diventa espressione della rete nazionale. Un documento che può dare indicazioni ai decisori. In particolare abbraccia quattro tematiche importanti come ambiente, turismo, giovani e restanza e che possono essere collegati tra loro e andare di pari passo per un futuro di questi territori.

“Bisogna creare un humus, una condizione di abitabilità di questi luoghi e fare in modo che non ci siano strappi. I ragazzi non vogliamo un biglietto di solo andata. Loro nascono in un territorio, le famiglie gli danno una mano, fanno una esperienza e poi vanno via a studiare e molti non tornano più. Per avere un biglietto di andata e ritorno è importante fare delle esperienze, incontrare altre realtà, ma è altrettanto importante avere la possibilità di tornare e mettere in pratica nel proprio territorio ciò che si è appreso, ma questo, nelle aree interne, molto spesso manca”.

E questo dipende anche da quei decisori che dovrebbero investire per consentire questo ritorno. Guardando all’intervento di politica pubblica europea che si chiama Next Generation EU, è necessario considerare coloro che tra 30 anni saranno gli artefici del futuro del nostro Paese, i giovani che devono portare ai decisori delle idee e come vedono il proprio futuro. Per questo devono essere coinvolti il più possibile anche nell’utilizzo di questi fondi e di queste politiche che si andranno a creare.

Rete RIFAI, che si è costituita con sede nei monti Sicani in Sicilia e piano piano sta facendo proseliti e sta ricevendo iscrizioni di altre comunità e di altre realtà, è nata da tre regioni – Sicilia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia – ma l’idea è quella di crescere anche con realtà organizzate su base regionale.

Un’ottima opportunità dunque anche per altre regioni e per il Molise.

“Speriamo che diventi uno strumento nazionale e che venga in qualche modo preso in considerazione da chi deve prendere delle decisioni nelle politiche giovanili”.

Una grande rete fatta di piccole reti di cui c’è bisogno per andare avanti in queste aree, perchè il rischio è che l’immagine che si ha è quella che risale a 30 anni fa e queste zone rischiano di essere abbandonate e si tratterebbe di oltre la metà del territorio nazionale.

“Tutto questo sarebbe anche stupido perché proprio in quei territori ci sono delle risorse a partire da quelle culturali, naturali e di persone che sono importanti per ricostruire questo Paese. Bisogna trovare un modello alternativo, nuovo in cui la città e la montagna non sono più in antitesi, bisogna puntare ugualmente su tutti e due i territori. Riequilibrare i rapporti tra la città e la montagna e questo va a beneficio di entrambe, per un territorio che rimanga più coeso e che sia anche più vivibile”.

La rete RIFAI è nata da un triangolo “nord-est-sud” con gruppi di giovani appartenenti a tre regioni – Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Sicilia – ma l’obiettivo è quello di coinvolgere tutte le realtà italiane che condividono gli stessi principi e che credono nella riscossa delle aree interne. Aderire alla Rete significa credere che sia possibile disegnare un futuro diverso e rispettoso del luogo in cui si vive, rispettoso delle persone che hanno scelto di rimanere in questi luoghi. Significa provare a cambiare un destino che sembra segnato ed ineluttabile.

E i giovani hanno la giusta energia e determinazione per poterlo fare.

“Abbiamo sogni concreti e idee radicali. La rivincita delle aree interne richiede impegno, dedizione e un lavoro che rivoluzioni il modo di pensare alle aree interne, mettendo i giovani al centro. Crediamo che un futuro migliore sia possibile rimanendo a vivere e lavorare nelle aree interne”.