di Miriam Iacovantuono

Un luogo inclusivo, che coinvolge la comunità locale e innovatori provenienti da tutto il mondo. Una casa
in cui vivere esperienze di coliving per sviluppare competenze e visioni. L’associazione Casa Netural,
nasce a Matera in Basilicata nel 2012 con l’obiettivo di fare rete, promuovere il lavoro agile e valorizzare
le aree interne e il Sud Italia. Andrea Paoletti, Co-Founder e presidente dell’associazione, racconta di una visione iniziale che era quella di lanciare un modello di coworking rurale, cioè legato a dei territori più periferici, e capire se uno spazio
che si poneva come luogo aggregatore di persone con le loro competenze e le loro idee, potesse essere un
motore di trasformazione territoriale.

“Un coworking che aveva l’innovatore sociale al centro di tutte le discussioni come tematica principale e quindi era come creare un hub per l’innovazione sociale dove appunto le persone potessero fermarsi osservare, e cercare di contribuire a migliorare la società che gli sta attorno”.

Casa Netural, quindi si presenta come un luogo aggregativo, di condivisione e dove si creano storie positive. Un punto di riferimento per chi ha bisogno di incoraggiamento e di una spinta che lo sproni a fare, a cambiare.

“Creiamo quei cortocircuiti tra persone, progetti, che altrimenti non avverrebbero. Il fatto di tenere le porte aperte di una casa e dire alle persone potete venire e vi aiutiamo a trovare soluzioni, amici con cui collaborare, o a capire come si possano fare cose sul nostro territorio, pur essendo semplice è un gesto super innovativo”.

L’associazione parte dal concetto che nel territorio, soprattutto quello delle aree rurali, c’è molto da fare. Ci sono molte cose da migliorare, ma spesso non ci sono dei luoghi dove avviene una collaborazione in maniera spontanea. L’obiettivo che l’associazione si pone quindi non è tanto capire quello che si può ricevere, ma quello che si può dare e grazie a cui poi far generare altre cose.

“Durante questi anni, rispetto al territorio, ci siamo sempre occupati molto di valorizzare il potenziale inespresso già esistente, rappresentato dalle comunità che lo abitano e anche cercare di dare luce e tirare fuori quelle che sono le competenze, le capacità e le passioni dei cittadini. Noi partiamo da quello. E a coloro che non hanno quel coraggio sufficiente per condividere e fare un po’ il salto cerchiamo di dare stimoli e ispirazione”.

Un coraggio che molto spesso manca soprattutto là dove tutto sembra essere perduto. Dove troppo spesso il buio sovrasta la luce del futuro. In quei luoghi da cui si decide di andar via con un biglietto di sola andata.

“A chi viene da noi rispondiamo sempre con entusiasmo, questo però non vuol dire creare delle false aspettative. Quello che incentiviamo a fare alle persone è non tirarsi subito indietro, ma investire sulle proprie idee e cercare di trovare una soluzione per realizzarle”.

Un’idea, quella di Casa Netural, che è sicuramente replicabile nel momento in cui ci sono persone motivate a farlo. C’è chi pensa anche a dei piani economici di sostegno molto dinamici e molto creativi. Essendo un’associazione il fulcro del progetto è quello di aggregare persone e fare gruppo. Con il tempo l’associazione ha sviluppato varie tematiche e tiene aperta la porta per creare flussi tra persone che vogliono fare qualcosa sul territorio. Ma il progetto può essere visto anche come un elemento per arginare il fenomeno dello spopolamento, potendo infatti stimolare gente a restare o attirare nuove persone.

“Replicare sicuramente sì, ma poi ognuno deve dare anche una identità a questi luoghi. Non è solo aprire una casa, ma capire perché ci si ritrova in quel luogo. Creare quindi dei flussi che sono locali, quindi creare un’opportunità per chi sta qua e al tempo stesso aprire la porta a chi vuole venire a trovarci da fuori. Lavorare quindi fin da subito su un discorso di scala diversa – scala territoriale e anche scala esterna, globale – aprirci anche a quelli che magari non considereremmo”.

Andrea poi svela che il segreto è quello di partire con una passione e avere voglia di incontrare l’altro e tessere delle relazioni che possono creare qualcosa di diverso da quello che tutti i giorni si ha davanti ai propri occhi.

“Uno dei requisiti e degli ingredienti necessari è tenere la porta aperta anche allo “straniero”, perché chi viene da fuori vede le cose da prospettive diverse e dà un valore diverso al nostro territorio e ai nostri progetti rispetto a quello che diamo noi. Spesso poi incoraggia, sostiene e vede delle cose che noi quotidianamente non vediamo più e quindi riesce a valorizzare in maniera diversa e anche ad aiutare, a stimolare, a crescere, a creare una dialettica culturale sui territori”.

Un progetto, dunque, un luogo dove poter immaginare di disegnare insieme alla comunità locale, e non solo, futuri possibili per il proprio territorio.