di Miriam Iacovantuono

Le comunità delle aree intere, da Nord a Sud del Paese, troppo spesso si trovano a dover fare i conti con la “solitudine” e la dimenticanza da parte di chi dovrebbe avere il compito di attuare politiche idonee al territorio. Grazie però a progetti che partono da intuizioni ed esperienze, per le zone più marginali, c’è la possibilità di valorizzare le proprie potenzialità. Uno dei progetti che si è posto l’obiettivo di generare un’economia orientata al perseguimento di obiettivi sociali e ambientali, basata su processi collaborativi volti a creare comunità, è NEMO – Nuova Economia in MOntagna. Si tratta di un’associazione che nasce in Piemonte nel 2019, trasformatasi poi in cooperativa nel 2020, un sistema aperto di relazioni tra persone e organizzazioni, interprete delle potenzialità dei territori montani o marginalizzati, e facilitatore nella costruzione di reti.

Un’organizzazione, dunque, con obiettivi ben precisi e delineati. NEMO infatti ha lo scopo di creare connessioni tra la montagna e la città e favorire l’incontro tra soggetti appartenenti a contesti e ambienti diversi in modo da creare un “laboratorio di civiltà” generando spazi di condivisione, integrazione e riconoscimento reciproco. Inoltre, supportare e valorizzare l’economia e l’ambiente del territorio contemporaneamente, integrandone il valore con gli aspetti sociali e culturali delle comunità. Evitare, poi lo spopolamento attraverso la creazione di opportunità per chi vuole restare fornendo appigli integrati e a misura di contesto per chi vuole arrivare e oltre a ciò diffondere una narrativa della ricchezza delle aree montane in termini ambientali, economici e culturali. Il lavoro di NEMO, dunque viene fatto territorio per territorio. L’organizzazione opera per realizzare un progetto diffuso di animazione territoriale delle aree interne facendo interagire la struttura pubblica, l’ente di ricerca e il soggetto privato.

Francesco Di Meglio, educatore professionale e presidente di NEMO, spiega che l’idea è stata quella di creare un’organizzazione che facesse da legame all’interno del territorio tra le opportunità economiche e le opportunità sociali.

“Sono così state investite delle risorse per attivare questo network che permettesse di fare rete tra le imprese a responsabilità locale, la comunità locale e gli amministratori dei territori”.

Si è cercato dunque di trovare un soggetto che si sapesse collocare in maniera trasversale tra la politica e il territorio. Un soggetto mediatore in grado di avere un occhio da un parte e un occhio dall’altra, con il compito di far comunicare delle realtà che altrimenti farebbero fatica a incontrarsi e a progettare insieme.

“Questa cosa di fatto ha dato alla cooperativa NEMO una sua fisionomia e anche una sua operatività, perché in qualche modo ha definito quelle che sono le nostre attività di mappatura, di valutazione, di creazione di reti e di predisposizione su misura artigianale rispetto alle necessità del territorio, a partire da un optimum teorico che in qualche modo la cooperativa ha definito al suo interno grazie a delle competenze trasversali e al network”.

Il lavoro che viene portato avanti da NEMO va quindi a rispondere a diversi bisogni che si possono trovare su questi territori montani e marginali. Si vogliono dunque ridefinire le identità territoriali e riscoprire il loro specifico potenziale di sviluppo, mettendo a valore le competenze, i luoghi, le relazioni, attraverso un’attenzione e una cura artigianali. Oltre poi a favorire i legami di valore tra territori, nella logica di creazione di reti lunghe. L’organizzazione vuole poi garantire la realizzazione di progettualità non effimere, con un alto tasso di sostenibilità e resilienza perché riconosciute utili dalla comunità locale e quindi ben radicate sul territorio. Allo stesso tempo poi si vuole mettere in relazione i sistemi micro con
quelli macro, affinché i primi trovino risorse finanziarie e culturali inserendosi nei secondi che a loro volta possano definire proposte e politiche adeguate alle esigenze concrete dei territori, instaurando una relazione diretta. Inoltre, conciliare e mediare le istanze portate da chi opera e vive sui territori con le necessità e le modalità di lavoro delle istituzioni sovra-locali, affinché si incontrino le esigenze di entrambi e si trovino le condizioni per realizzare politiche adeguate, utili e incisive.

“Si vanno così a soddisfare le esigenze di una popolazione montana. Una sostenibilità di chi vive in questi territori. Una sostenibilità che parte dalle amministrazioni e dagli attori che hanno capacità progettuale di indirizzare le loro politiche su aspetti che possano in qualche maniera non solo difenderli ma anche renderli economicamente sostenibili. Quindi il nostro obiettivo è quello di creare le condizioni affinché un territorio in area interna diventi accogliente. Nel momento in cui è accogliente allora è capace di portare su di sé quelle competenze che poi sono in grado di attivarlo. Predisporre, quindi, il territorio affinché offra delle possibilità. Questa cosa nel nostro piccolo funziona e cerchiamo di essere un po’ ermetici rispetto a tutto quello che succede intorno, cercando di mantenere una certa coerenza nel proporre questa cosa e con questa priorità e con questo metodo”.

Quando parliamo di aree interne e di aree montane non c’è poi tanta differenza tra Nord e Sud del Paese, e questo progetto potrebbe comunque essere replicabile altrove poiché si radica sul territorio andando a interpretare le potenzialità delle aree marginali, creando connessioni e coinvolgendo gli attori locali e promuovendo economie di comunità.

“Un’area già predisposta ad accogliere delle competenze o degli schemi che gli permette di organizzarsi, rende facile anche uno scambio tra regioni ed è una delle possibilità che sarebbe bello esplorare anche per esempio portando degli studenti del Politecnico di Torino a fare delle esperienze nel Meridione, legate alla valorizzazione dell’energia. Molti studenti del Politecnico vengono anche dalle aree meridionali e poi ritornano sui loro territori con dei progetti soprattutto in ambito energetico. Sarebbe interessante, che oltre all’aspetto meramente energetico o di impiantistica, si portasse un’offerta di strutturazione di varie attività che in qualche maniera riescano a fare raccordo tra di loro. Poter portare delle competenze dei vari ambiti legati al turismo sociale piuttosto che all’energia o all’imprenditorialità socialmente responsabile, potrebbe essere un aspetto interessante da esplorare”.

Con NEMO la passione per lo sviluppo del territorio e per il benessere delle persone e delle comunità è confluita in azioni concrete che anche in altri luoghi potrebbero quindi generare progetti e iniziative che vadano a valorizzare le potenzialità del territorio stesso.