In Italia tra i 4 e i 5 milioni di lavoratori, secondo le rilevazioni della Fondazione Gimbe, non sono ancora vaccinati. Dal 15 ottobre questo aspetto avrà ricadute importanti sul mondo del lavoro e sull’organizzazione dei test anti-Covid. Da venerdì infatti scatta l’obbligo del Green pass per svolgere le attività lavorative e, chi non è vaccinato, dovrà fare o un tampone rapido ogni 48 ore, o un molecolare ogni 72.
Considerati i numeri dei lavoratori non ancora vaccinati, significa svolgere milioni di test ogni settimana. Ma il sistema, avverte Gimbe, non ha la capacità produttiva per rispondere a una simile richiesta. “Se questi 4-5 milioni di lavoratori non si vaccineranno in questa settimana – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perché non abbiamo questa capacità”.
“Secondo l’ultimo report del Governo, ci sono 8,4 milioni di italiani over 12 che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Di questi, oltre 6.271.788 sono persone in età potenzialmente lavorativa: 914.671 della fascia d’età 20-29, 1.379.327 nella fascia 30-39, 1.702.924 nella fascia 40-49, 1.435.196 nella fascia 50-59 e 839.670 nella fascia 60-69”, aggiunge il presidente. “Secondo i dati Istat relativi al 4° trimestre 2020, il tasso di occupazione nella fascia 20-64 anni è del 62,9%: sarebbero dunque quasi 4 milioni i lavoratori non vaccinati, un numero però indubbiamente sottostimato dal sommerso”, sottolinea Cartabelotta.
Intanto, il dibattito si concentra anche sul prolungamento della validità dei tamponi rapidi a 72 ore (questa durata è già prevista per i molecolari): contrario all’estensione della validità è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia Molecolare all’Università di Padova, secondo il quale per avere un impatto sulla trasmissione il tampone dovrebbe invece avere un massimo di 24 ore di validità.