di Lucrezia Cicchese

Metti un giorno di ritrovarti a un Festival sull’arte, tecnologia e scienza. Ed ecco “About the future”, la creatura di Luca Basilico. Una esperienza onirica, quella che ognuno di noi dovrebbe provare almeno una volta nella vita. E, mentre si attende il Festival vero e proprio a novembre, Luca ha fatto assaporare questo mondo con una anteprima unica, il 29 e 30 settembre scorsi a Campobasso, con gli artisti Igor Imhoff e Lino Strangis.

Igor è un esperto di computer, disegnatore e fantasioso che ha letteralmente trasformato il mondo digitale in vere e proprie forme d’arte. Memorie collettive in azione che si adattano al simbolismo contemporaneo, ma che attivano mondi fuori dal tempo. È quanto accaduto con Fellini’s project. Un’opera, nata come live performance per la serata finale del Ca Foscari Short del 2020, è diventata poi un piccolo omaggio alle figure femminili felliniane e al personaggio di Marcello Mastroianni. L’animazione è stata realizzata in parte a mano in parte con l’intelligenza artificiale e mostra una carrellata di figure e luoghi tratti dalla filmografia di Fellini. Un sensore di movimento ha consentito al performer (e al pubblico presente) di bucare attraverso la propria sagoma proiettata lo strato animato per svelare una seconda animazione dedicata alla figura sempre presente di Mastroianni. Una narrazione, attraverso la pratica digitale, che gioca sull’emotività e simboli. Metodi alternativi della visual art che, come ha spiegato lo stesso artista, si cala anche nel concetto di verità che percorre e scuote i nostri tempi. Raccontare fatti attuali non più solo attraverso le parole, ma con l’animazione. Un tempo lento che riporta alla riscoperta di una memoria che si sta già dimenticando e che andrebbe recuperata. È proiettarsi in un altro mondo.

Già, altro mondo. Lo ha descritto bene Lino Strangis con la sua installazione multimediale e performance dal vivo con tecnologia VR. Sul palco del Gil, Lino ha portato un’opera di realtà virtuale 3D dove si è andati letteralmente a immergersi in un ambiente oscuro per poi illuminarsi e scoprire la forma dello spazio al passaggio di due droni robot modificati ai quali sono stati aggiunti degli speciali effetti luminosi particellari, che legati ai loro movimenti hanno disegnato colorate e fulminee evoluzioni che hanno dipinto continuamente l’ambiente. Una realtà raccontata che intrattiene una relazione con la tradizione artistica, ma che ne contempla la necessità di innovarla e proiettarsi in qualcosa di inaspettato. Il riferimento a Pollock è inevitabile. Togliere la tela dal cavalletto e avere punti di osservazione e di intervento nuovi. È lo scardinamento dello sguardo rappresentativo in una nuova forma di emancipazione dove si generano nuove situazioni. È tutto tra qui e un oltre. Una metafora visionaria che si presta alla rappresentazione del nostro tempo. La tradizione, intesa nella sua forma storica, viene proiettata e riscritta in un nuovo oltre con “una dimensione che rende l’esperienza estetica e persino politica. Non ci sono parole, ma il fatto stesso di creare connessioni con la cultura conosciuta e unirla con un qualcosa di tecnologico è un gesto che solletica la psiche e lo spirito critico”. Un gioco, forse, che genera aperture anche su ciò che è attualità : “illuminazione e nascondimento”. Lino crea così mondi nuovi quando tutto il resto del cosmo viaggia sulle corde di un iperrealismo destrutturato e spesso vittima di fake news. I suoi lavori sono una armonica separazione tra un “mondo primo e mondo altro” che concede a chi guarda (e vive) l’opportunità di conoscere l’invisibile e sperimentare nuove verità.