Dal G20 alla Cop26 di Glasgow. L’esito del vertice a Roma getta le basi per la ventiseiesima conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si è appena aperta in Scozia. Per dirla con le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, “le speranze sono disattese ma non sepolte”.

Il punto di partenza è dunque l’intesa del G20 sul limitare l’innalzamento della temperatura media globale a un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. Una cifra già contenuta nell’accordo di Parigi che però, stando agli impegni attuali dichiarati dai Paesi, appare impossibile da raggiungere. Superata quella soglia, la scienza ci spiega che eventi estremi saranno sempre più estremi e sempre più frequenti e alcuni Paesi potrebbero pure scomparire sommersi dall’acqua.

A proposito di Paesi in difficoltà, gli aiuti da parte delle nazioni più ricche sono un altro tema rilanciato al G20 che sarà al centro della Cop. La promessa fatta nel 2009 sui 100 miliardi infatti non è stata del tutto mantenuta. E non basta più per gli strumenti di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

In Scozia peseranno le assenze. Come quella del presidente cinese Xi Jinping e del presidente russo Vladimir Putin. Parteciperanno in collegamento e con una delegazione ribadendo i loro obiettivi di lungo termine per la decarbonizzazione. Quel 2060 che li pone dieci anni più in là rispetto ai Paesi più ambiziosi. Dopo due giorni di colloqui, i leader lasceranno spazio ai negoziatori che resteranno a lavoro per due settimane anche per mettere appunto aspetti tecnici dell’accordo di Parigi come ad esempio il mercato delle emissioni di carbonio.