di Miriam Iacovantuono

C’è un’arte che nel tempo ha portato a uno scambio generazionale. È l’arte dell’uncinetto. Fili colorati che vengono intrecciati, lavorati, fino a creare disegni, forme, delle vere e proprie opere d’arte. E’ un filo che unisce tutti coloro che hanno questa passione così come le donne e anche
uomini che a Trivento hanno dato vita al tappeto più lungo realizzato all’uncinetto, da un’idea di Lucia Santorelli e Daniela Pavone. Un filo poi che non si è spezzato e che nel 2019 ha dato vita all’associazione che non poteva non chiamarsi ‘Un filo che unisce’. La presidente, Michela
Anziano, ha spiegato che l’idea era quella di voler creare un’associazione diversa con l’obiettivo di trasmettere la conoscenza di questa tradizione e dell’arte dell’uncinetto e di esaltarla come patrimonio artistico e culturale.

“Volevamo creare un’unione generazionale attraverso un filo e raccontare così la storia del territorio. L’idea era quella di portare fuori dalle mura domestiche questa attività che è prettamente femminile e trasformarla in un’opera un po’ più urbana, una forma di street art diversa da quello che è il murales e che potesse evidenziare dei luoghi tipici del territorio”.

Un’arte che dopo la realizzazione del tappeto ha portato alla realizzazione di un albero di Natale nel 2018 che per il terzo anno consecutivo torna anche quest’anno in una nuova collocazione. Gli anni precedenti infatti l’opera era visibile all’ingresso della cittadina, in piazza Fontana a Trivento, quest’anno invece è stato posizionato nel cuore del centro storico. Ma la bella novità di quest’anno è il presepe nella Cripta della Cattedrale di Trivento. I personaggi sono ad altezza naturale di 1 metro e 70. Le statue in gesso sono state realizzate a mano e quindi è stata data forma agli arti e sono stati disegnati i tratti del viso. Un lavoro fatto con meticolosità da una delle uncinettine del gruppo. Tutto il resto è stato realizzato con le varie tecniche dell’uncinetto, dai vestiti agli accessori fino ai cestini di frutta e verdura che hanno in mano i pastori. Il simbolo del Natale istallato in quello che è uno dei luoghi simbolo di Trivento.

“Abbiamo pensato, per poterlo esporre, che l’unico posto poteva essere quello all’interno di una Chiesa e quindi quale luogo più bello e rappresentativo se non la Cripta. Abbiamo chiesto l’autorizzazione al Vescovo che è stato entusiasta e l’ha concessa”.

Un luogo che dà valore quindi alla rappresentazione.

“Volevamo dare l’idea del vero e rendere l’aspetto umano del personaggio. Creare un presepe dove ogni anno andare ad aggiungere nuovi personaggi e fare in modo che questo fosse soltanto l’inizio di quello che poi sarà il presepe a Trivento nei prossimi anni”.

Una vera e propria istallazione di quello che rappresenta la vera essenza del Natale e che è visitabile quando la Cattedrale è aperta e non sono in corso le funzioni religiose.

“Abbiamo intenzione di tenerlo fino al giorno della candelora, il 2 febbraio, poiché a causa delle restrizioni in questi giorni è difficile spostarsi e vorremmo che fosse visitato anche da chi non è di Trivento”.

Un simbolo e un messaggio di speranza ma anche un riconoscimento per chi ha lavorato alla realizzazione di queste opere d’arte legate al Natale. Un messaggio di speranza però che non è circoscritto solo al Natale ma che si estende per promuovere delle tradizioni e il territorio.

“Nei paesi se si vuole si può vivere bene creando anche delle attrattive. L’obiettivo è quello di promozione e anche di valorizzare della manualità”.

E in questo caso si vuole promuovere il territorio con quello che si sa fare e così un hobby come quello dell’uncinetto diventa un mezzo per la valorizzazione di elementi urbani del territorio triventino.

“L’auspicio è quello di creare un ponte generazionale attraverso questo sapere antico perché l’uncinetto non è solo quello delle nonne e non è fatto soltanto da persone anziane. La lavorazione all’uncinetto può consentire di fare tantissime cose e noi lo abbiamo dimostrato attraverso non soltanto il classico centrino, ma anche attraverso qualcosa di innovativo e realizzazioni anche abbastanza grandi come appunto l’albero o
il presepe che possano arricchire e mettere in evidenza un luogo, un territorio, un evento, una data”.

L’obiettivo di questo gruppo di uncinettine era quella di fare in modo che venisse fuori che l’uncinetto è un’attività laboriosa, il sapere delle mani e di tramandare questa tradizione nel tempo non solo in forma tradizionale ma anche innovativa e che con l’uncinetto si può fare
qualcosa di diverso oltre al classico centrino.

“Sarebbe bello continuare a portare avanti queste cose che ci hanno tramandato le nonne in modo diverso e non solo in quello tradizionale”.

E così l’associazione ‘Un filo che unisce’ vuole andare avanti anche collaborando con altre realtà ed estendere il filo il più possibile fino a contornare il territorio e raggiungere chiunque abbia una passione bella come quella dell’uncinetto.