Patrick George Zaki resterà ancora in carcere. Oggi pomeriggio le autorità egiziane hanno rinnovato la custodia cautelare per lo studente egiziano dell’Università di Bologna. L’udienza si è tenuta al Tribunale allestito nell’Istituto per assistenti di polizia annesso al carcere di Tora, nella periferia del Cairo, dove il ragazzo di 30 anni è rinchiuso. Zaki è in carcere da oltre 18 mesi con l’accusa di propaganda sovversiva su internet. L’annuncio è arrivato prima del previsto, dato che in genere la notifica dell’esito delle udienze viene dato il giorno dopo. A confermare la sentenza è stata Hoda Nasrallah, legale di Zaki. Ora bisognerà attendere per sapere se il prolungamento sarà di 45 giorni, come i precedenti, o meno.

“Hanno fatto prima del solito e già questa è una pessima notizia. Pare sempre più chiaro che la magistratura egiziana vuole tenere Patrick in carcere fino al massimo possibile col rischio che vada a processo o che la detenzione si protragga ulteriormente per nuovi, inventati capi d’accusa”, ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Chiedo al governo italiano di protestare formalmente con l’Egitto”. Resta ancora senza risultati la mobilitazione italiana in suo favore, culminata istituzionalmente in una richiesta della Camera dei deputati al Governo di concessione della cittadinanza italiana.

Patrick fu arrestato il 7 febbraio 2020. La custodia cautelare in Egitto può durare fino a due anni, con la possibilità di prolungamenti se emergono nuovi elementi d’accusa. Se si andrà a processo, secondo Amnesty International, il ricercatore-attivista per i diritti umani e civili rischia fino a 25 anni di carcere. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano falso oltre che curato da un’altra persona. Per l’Egitto, Zaki è accusato di “diffusione di notizie false”, “l’incitamento alla protesta” e “l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”.