Da quando la Russia, il 24 febbraio, ha invaso l’Ucraina, il tema dell’ingresso di Kiev nell’Ue è tornato al centro del dibattito. Ma la strada per entrare nell’Unione è complessa: il procedimento dura diversi anni e il Paese che chiede di entrare deve soddisfare una serie di requisiti che spaziano dal rispetto dei diritti agli standard economici.
L’Ucraina ha con l’Unione europea un accordo di associazione, entrato in vigore il primo settembre 2017. Si tratta di uno strumento che promuove l’approfondimento dei legami politici, il rafforzamento dei collegamenti economici e il rispetto dei valori comuni. La zona di libero scambio globale e approfondita (Dcfta) è la parte economica dell’accordo che punta ad offrire un quadro per la modernizzazione dell’economia e delle relazioni commerciali dell’Ucraina. Ad oggi, il Paese ha presentato una domanda di adesione, ma non è stata avviata. Per questo motivo, fare una valutazione della posizione dell’Ucraina rispetto all’ingresso nell’Unione europea è impossibile perché, non essendo stata avviata una procedura di adesione, non è iniziato neanche l’esame dei requisiti. Kiev, però, dopo l’inizio del conflitto, ha più volte chiesto che venga concessa subito l’adesione.
Riguardo alla proceduta di ingresso, è il Consiglio dell’Unione europea a spiegare che la prima tappa per ogni Paese interessato è soddisfare i criteri di adesione che sono stati definiti nel 1993 a Copenaghen. Questi paletti stabiliscono una serie di condizioni democratiche, economiche e politiche per i Paesi che intendono aderire all’Ue. Ad esempio, occorre avere istituzioni stabili che garantiscano democrazia, stato di diritto, diritti umani, nonché rispetto e tutela delle minoranze. Serve poi un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alla concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Ue.
Il Parlamento europeo, nel contesto della sua valutazione dell’attuazione dell’accordo di associazione tra l’Ue e l’Ucraina, adottata l’11 febbraio 2021, ha messo in luce alcuni aspetti della realtà del Paese che toccano “i criteri di Copenaghen”. Nella risoluzione del febbraio 2021, infatti, l’Eurocamera ha scritto che per l’Ucraina è necessario “migliorare il codice elettorale e di allinearlo alle norme internazionali”. Anche sul fronte della lotta alla corruzione il Parlamento ha notato diverse criticità e si è detto “profondamente preoccupato”.
L’Eurocamera ha poi preso atto degli sforzi di riforma in corso nel settore dei media, ma ha espresso preoccupazione per l’intenzione di conferire all’organismo di regolamentazione nuove competenze “che rischiano di incidere sulla libertà dei mezzi di informazione e sul contenuto dei media online e dei mezzi di stampa”.
Sul piano economico, “l’Ucraina è un partner geopolitico, geostrategico e commerciale importante per l’Unione” per il Parlamento europeo che “accoglie con favore il significativo aumento dei flussi commerciali tra l’Ue e l’Ucraina”, ma “si rammarica del numero relativamente basso di investimenti esteri diretti che raggiungono il Paese” .